“Indipendentemente dai nomi riportati nell’ordinanza pubblicata oggi, chi, all’interno del Consiglio Nazionale Forense, è stato eletto per il quadriennio 2019-2022 nonostante l’aver espletato già due mandati dovrebbe trarre le relative conclusioni e fare un passo indietro per il bene dell’Avvocatura rassegnando le dimissioni”.
Queste le prime dichiarazioni del Segretario ANF Luigi Pansini dopo la pubblicazione del provvedimento del Tribunale di Roma, che, in sede di reclamo, ha confermato che il limite del doppio mandato, così come interpretato dalle Sezioni Unite nel 2018 per i consiglieri degli ordini circondariali, vale anche per il Consiglio Nazionale Forense.
“Per quanto reso in sede cautelare, – continua Pansini – è stata confermata ancora una volta l’identità di ratio letterale, sistematica e teleologica delle norme che disciplinano l’elezione dei consiglieri degli ordini circondariali e dei componenti del Consiglio Nazionale Forense e di questo provvedimento la massima istituzione forense e tutti coloro che si trovano nella condizione del Consigliere Antonio Baffa di Catanzaro, in distretti con più o meni di diecimila iscritti, devono prendere atto e assumere un atteggiamento responsabile e di rispetto del principio di legalità. Anche dai componenti del CNF eletti per la prima volta ci aspettiamo un operato e una reazione conformi a regole, diritto e alto senso delle istituzioni”.
“Un danno all’immagine dell’Avvocatura assai grave imputabile anche alla commissione ministeriale e al Ministero della Giustizia che, nell’atto di convocazione della commissione ministeriale prima della proclamazione degli eletti, ha espressamente sostenuto l’interpretazione contraria; è, quindi, opportuno che il Ministro della Giustizia Bonafede, preposto alla vigilanza su ordini circondarialI e Consiglio Nazionale Forense, si renda conto quanto sia stato grave vivacchiare in attesa degli eventi e non assumere per tempo decisioni improntate al diritto e alla legalità. L’immagine dell’Avvocatura lesa anche dal Ministro della Giustizia è una ferita per tutti gli avvocati italiani” – conclude Pansini.