“Il soggetto, già al primo omicidio, negli anni 70, doveva essere lobotomizzato”

“Questo è irrecuperabile, ma il mengabuonismo dello Stato gli farà avere altri permessi premio”

“Una psicopatia è per sempre, sarebbe ora di prenderne atto. E non ha a che fare con il vizio di mente”

“Fosse stato condannato a morte non si starebbe qui a commentare il fallimento della nostra società e si sarebbe fatta Giustizia.”

Questi alcuni commenti in calce all’articolo pubblicato sulla versione on line de “Il Fatto Quotidiano” sul caso Antonio Cianci.

La Corte dei diritti umani di Strasburgo come noto ha rigettato il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza del 13 giugno che bocciava il c.d. “fine pena mai”, postulando che al soggetto detenuto non sia possibile eliminare anche la speranza di un recupero sociale, e che a costui vada riconosciuta la possibilità di pentirsi e di avere una possibilità di miglioramento delle proprie condizioni.

Per la folta schiera dei detrattori della sentenza della Corte la ormai nota vicenda di Antonio Cianci, ergastolano che proprio durante la fruizione di un permesso premio ha accoltellato 79enne in un parcheggio dell’ospedale San Raffaele di Milano per rapinarlo, è stata una manna dal cielo.

La vulgata comune sul tema è chiara, con Andrea Soliani abbiamo voluto fare il punto sui nuemri e sulle statistiche in materia di concessione di misure alternative al carcere e della loro reale incidenza alla ricaduta nel reato da parte del detenuto che ne usufruisce.

“La Corte Costituzionale ha semplicemente escluso la PRESUNZIONE ASSOLUTA di pericolosità sociale che vi era per coloro che hanno commesso una determinata tipologia dei reati individuati dal legislatore per far sì che il giudice venga rimesso nella possibilità di valutare discrezionalemente se questi ultimi siano ancora pericolosi o meno, e, banalizzando la questione, non è che adesso ogni ergastolano possa uscire in permesso premio in conseguenza della sentenza CEDU e della decisione della Corte Costituzionale”. ANDREA SOLIANI – PRESIDENTE CAMERA PENALE DI MILANO